18 Gennaio 2025

Massimo Donati: “A chi piace il calcio, piace l’Atalanta. Gasperini non ha motivi per andare via”

Massimo Donati: “A chi piace il calcio, piace l’Atalanta. Gasperini non ha motivi per andare via”

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Con il suo trasferimento nel 2001 al Milan per 30 miliardi delle vecchie lire, 15 milioni di euro di oggi, Massimo Donati è diventato uno dei primi “figli di Zingonia” lanciati dall’Atalanta e arrivati ad affermarsi in Serie A. Oltre 300 presenze in Serie A, 90 in Serie B, un’avventura in Scozia sia da calciatore, al Celtic, sia da allenatore. La sua seconda carriera lo ha portato a 42 anni alla guida del Legnago, club della provincia di Verona che ha preso in mano in Serie D nell’estate del 2022 e nel giro di un anno portato subito in C.

Lunedì (26 febbraio) vivrà una sorta di “sfida del cuore”, visto che la sua squadra affronterà l’Under 23 di mister Modesto, che all’andata vinse 1-0 con un gol di Cissé nel recupero. I giovani nerazzurri respirano aria di playoff, così come i biancazzurri di Donati, settimi con 40 punti e l’obiettivo salvezza già ad un passo dall’essere centrato.

Mister Donati, state conducendo una grande stagione.

“Sta andando bene, oltre le previsioni iniziali: puntavamo a salvarci prima possibile e ci siamo quasi. Certo, le antenne son sempre dritte, ma la stagione l’abbiamo indirizzata. Siamo una squadra giovane, a me piace questo e la società ci crede molto. L’anno scorso abbiamo vinto la D con una gruppo di ragazzi: hanno voglia di correre e affermarsi, ed è una cosa che fa la differenza. Anche il mio vice Andrea Faccioli ha solo 27 anni”.

E anche lei come allenatore può dirsi indubbiamente giovane, anche sue già ha avuto diversi trascorsi.

“L’idea di allenare è nata negli ultimi anni di carriera: volevo ancora giocare, ma avevo già in testa di iniziare ad allenare. In Scozia potevo fare entrambe le cose, facendo il patentino Uefa e restando professionista. In Italia non avrei potuto. Da lì ho iniziato a lavorare nel settore giovanile Under 16, poi ho smesso di giocare, ho fatto da vice di Angelo Alessio al Kilmarnock. Mi ha chiamato la Sambenedettese. Dopo un mese non si è iscritta in Serie C. Siamo ripartiti dalla D, a 10 giorni dall’inizio del campionato non c’era un giocatore in rosa. Nonostante questo le partite le abbiamo fatte bene, avevamo un gioco, ma duravamo pochissimo, mancava la preparazione. La parentesi è durata poco”.

 

 

Ci racconta l’ambiente del Legnago Salus? Com’è allenare la squadra di un tranquillo comune da 25mila abitanti?

“Sono arrivato che la squadra era appena retrocessa dalla C. È stata rifatta completamente, abbiamo qualche esperto, sì, ma soprattutto giovani. La nostra è una situazione simile all’AlbinoLeffe: c’è molta tranquillità, la società è organizzata, per iniziare ad allenare è il top. Ci sono tutti gli strumenti per lavorare bene. La proprietà è appassionata di calcio, ci tiene tanto e vuole crescere, come voglio crescere io. Non facciamo migliaia di spettatori, certo, ma è l’ambiente giusto per partire”.

Cosa ne pensa della partenza sprint dell’Atalanta Under 23? Chi la sta impressionando maggiormente?

“A livello qualitativo ha giocatori nel giro della prima squadra e sappiamo bene ormai da danni a che livello è, poi trasformare la qualità in punti non è semplice. Va dato merito a mister Modesto, al direttore Gatti e a chi sta lavorando, perché sono sicuro che tanti di questi giocatori li vedremo in categorie superiori: è un gruppo che corre, è organizzato, ha qualità. Ce ne sono tanti bravi, Jimenez ha qualità sopra la media, ma anche Bonfanti che ormai è quasi sempre in prima squadra”.

I giovani alla ribalta in Serie C: è un campionato ideale per la crescita dei ragazzi?

“Sì, perché ti fa confrontare con gente grande e squadre organizzate. Non è poi detto che un giovane debba fare la C, ma è un passaggio importante. Nel calcio ci sono mille componenti”.

Sempre parlando di giovani, lei è arrivato all’Atalanta a 14 anni e poi è arrivato in prima squadra, imponendosi con Mutti e con Vavassori in una squadra colma di giovani. Le ha ricordato un po’ l’inizio del ciclo di Gasperini?

“Sì, aveva delle analogie, con tanti figli di Zingonia e giovani cresciuti bene: sappiamo la preparazione che ti dà l’Atalanta, poi lanciare subito in prima squadra i giovani non è certamente scontato. Quando si fa, però, spesso si raccolgono anche tanti frutti. Sono contento di vedere la squadra così in alto: ormai l’Atalanta non sorprende neanche quasi più tra le sorprese. Vedere le partite è sempre bello, è piacevole per uno a cui piace il calcio, vedere le tattiche, come si muovono, come attaccano… Hanno alzato il livello qualitativo. E Gasperini ormai è di casa”.

 

 

Lei lo ha conosciuto a Palermo. Si aspettava potesse rimanere così tanto in una stessa squadra? Sta di fatto iniziando il suo terzo ciclo…

“Quel Palermo giocava benissimo, ho incontrato il mister qualche settimana fa e abbiamo ricordato proprio quel periodo. Cambiammo tre allenatori, ma era una stagione sfortunata e retrocedemmo, ma la sua mano si vedeva. Qua in Italia un ciclo così lungo come il suo è difficile da pensare, si cambiano allenatori in fretta, ma Gasperini è una certezza. Io mi chiedo: perché dovrebbe andare via? Lotta sempre per le coppe, può gestire la situazione, lavorare tranquillamente, ogni anno mette qualche tassello. È un matrimonio bello e spero che vada avanti”.

Gasperini ha detto che l’Atalanta i suoi trofei li ha vinti centrando grandi obiettivi in Champions, con gol che restano nella memoria, con l’amore dei tifosi.

“È vero. I trofei contano, ma gli allenatori vedono soddisfazione anche in altre cose. Quando vedi un giovane crescere molto e diventare un giocatore importante, magari poi va in un0’altra squadra, son soddisfazioni, lo vedo anche nel mio piccolo: lo scorso anno avevo visto una crescita enorme, ed ero già molto soddisfatto, i trofei sono belli ma non c’entra tutto”.

Certo, se ne arrivasse uno, magari europeo…

“Le coppe sono affascinanti, ma hanno anche trappole, è un percorso corto, partite da dentro o fuori, sbagli una partita e sei finito. Sono dinamiche un po’ complicate. Sicuramente l’Atalanta ha una quadratura importante, difficilmente va in difficoltà”.

E in campionato può arrivare al secondo posto agganciando Milan e Juve?

“Penso che l’Atalanta debba fare come faccio io: pensare a fare più punti possibile, guardare a sé e non alle altre. E poi fare i conti alla fine”.

Da doppio ex, che partita di aspetta domenica sera a San Siro?

“Una partita bella, da giocare a viso aperto, a prescindere da quel che sarà il risultato”.

 

 

 

 

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