19 Gennaio 2025

Atalanta, un pari nell’inferno del Vélodrome vale una vittoria. Con questo Scamacca Dublino è più vicina

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Marsiglia (Francia). “Qui quest’anno ha vinto solo il Paris Saint-Germain e stasera abbiamo capito il motivo”. Gian Piero Gasperini nell’immediato post partita di Marsiglia-Atalanta 1-1 ha espresso precisamente il pensiero che ha probabilmente avuto ciascuno dei presenti al Vélodrome per la semifinale d’andata dell’Europa League.

In casa dell’Olympique non si gioca solo contro gli undici in campo, ma anche contro i sessantamila sugli spalti. Rumorosissimi dal primo all’ultimo minuto. Anzi, dalle tre ore che hanno anticipato la partita alla successiva dopo il triplice fischio finale.

Non sembra un’esagerazione ammettere che uscirne indenni in un doppio scontro su 180 minuti e col ritorno da giocare in casa propria vale in effetti come una vittoria. Certo, resta da completare l’opera al ritorno, contro una squadra che vivrà i novanta minuti del Gewiss Stadium con un’entusiasmo e una spinta emotiva diversa rispetto a quella che ha avuto in casa propria. E che spinta.

In un calcio in cui il fattore campo tende a contare sempre meno, Marsiglia si pone come l’eccezione che conferma la regola. Non cantano solo gruppi all’interno di una curva: chiunque, in ogni settore, alza la voce per novanta minuti.

 

 

Una carica pazzesca, un entusiasmo oltre misura che si trasmette anche alla squadra in campo, già caricata a dovere dall’importanza della partita e da un avvicinamento che migliaia di persone hanno vissuto sparando fuochi d’artificio e lanciando petardi (forse anche qualcosa di più) in strada, anche con una certa pericolosità contando che la via non era chiusa al traffico. Anche un po’ eccessivo, forse, come del resto i tifosi continuamente in piedi in tribuna che impedivano spesso la visuale dalla tribuna stampa, verso la quale erano dirette anche provocazioni gratuite, fortunatamente senza conseguenze.

Un’atmosfera incredibile, un rumore pazzesco. Sostegno incondizionato per novanta minuti: passione totale. Insomma, condizioni in cui strappare un 1-1 equivale, come detto, a vincere. Perché c’è un OM casalingo e ce n’è uno da trasferta, inevitabilmente diverso. In Europa tra girone, spareggi e fase a eliminazione diretta ha vinto soltanto sul campo dell’AEK Atene, pareggiando con Ajax e Shakhtar e perdendo con Benfica, Villarreal e Brighton.

Al netto di valori individuali e collettivi che non sono lontanissimi da quelli dell’Atalanta, la sensazione che emerge è che al ritorno la Dea possa riuscire a strappare il pass per la prima finale europea della sua storia. Dublino dista solo novanta minuti – o centoventi, o gli altri necessari per calciare i rigori – e tutto quello che De Roon e compagni devono fare è non perdere. Non che sia facile: a certi livelli nulla lo è, figurarsi in una semifinale contro una squadra che ha giocatori abituati a certi palcoscenici e più esperti a livello internazionale.

Certo, affrontarla con questo Scamacca sarà più semplice: 6 gol in Europa League in 6 partite decisive: Sporting nel girone più andata e ritorno, Liverpool andata e ritorno e Marsiglia all’andata. I numeri dicono che in quattro occasioni ha segnato l’1-0, in una il 2-0 (la doppietta di Anfield) e in una l’1-1.

Se è vero che i gol si pesano, quelli di Gianluca sono come macigni. Sarebbe non corretto dire che anche al Gewiss il 9 maggio si partirà già da un gol di vantaggio per la Dea solo per una statistica storica, ma una cosa è certa: di ragioni per credere a un passaggio del turno ce ne sono. L’Atalanta 2023/24 nella storia ci è già: ora deve solo scriverne un’altra pagina.

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