Gasperini spinge l’Atalanta verso la Coppa: “Siamo stati splendidi e testardi, ora manca l’ultimo miglio”
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“La Coppa Italia ho sempre pensato che fosse il trofeo unico possibile per una società come l’Atalanta, poiché Champions e Scudetto sono troppo distanti, invece in Coppa è la terza finale in cinque anni. Le altre due non sono andate bene, ma noi siamo testardi”. Così Gian Piero Gasperini apre la conferenza stampa allo Stadio Olimpico alla vigilia della finale di Coppa Italia, trofeo che è più che un obiettivo a questo punto della stagione nerazzurra. “Era difficile arrivare anche alla finale di Europa League, ma noi siamo stati splendidi. Ora manca l’ultimo miglio. Abbiamo tutta l’intenzione e la voglia di conquistare la finale”.
Finale di Coppa Italia, Gasperini in conferenza stampa
Il punto di svolta: “La vittoria con il Liverpool ha dato la svolta in Europa League, ma non in campionato o in Coppa Italia. Non abbiamo mai scelto una competizione, abbiamo cercato di giocarcele tutte. La partita di Anfield ci ha dato la consapevolezza di poter arrivare in finale, mentre quella in Coppa Italia è stato il successo di Milano”.
Guardiola ha detto che l’Atalanta può battere chiunque: “Pep è un amico, lo ringrazio, abbiamo affrontato partite questa stagione che ci han dato autostima. La Juve ha il valore delle primissime, magari ultimamente non ha fatto risultati, ma è di indubbio valore. Le partite che abbiamo giocato in campo internazionale ci han dato sicuramente forza. Anche in campionato con la Roma. Aver giocato tanto ci ha aiutato. Ci toglie tante cose, ma te ne da anche altre. Il merito va a questi giocatori, che hanno avuto una capacità fisica, tecnica e morale per giocare ininterrottamente da febbraio tre partite a settimana, anche in campionato, dove le gare sono sempre molto difficili”.
La progressione delle sue versioni dell’Atalanta: “Sono passati cinque anni dalla prima finale e di quella squadra sono rimasti davvero in pochi, abbiamo modificato molto, questa è un po’ la terza Atalanta del ciclo, è sempre stata una squadra con forte motivazione e spirito, anche una forte identità. Questo gruppo ha bruciato le tappe, abbiamo cambiato parecchio in attacco e ha trovato motivazioni forti. L’Atalanta si è posizionata su una fascia che le permette di giocare spesso queste partite, noi dobbiamo guardare sempre in alto, migliorarci. Questo desiderio è la nostra grande motivazione che ci spinge a stare in alto. Se sarà l’Atalanta più forte di quelle che ho allenato forse lo si vedrà domani, non è facile rinnovarsi e rimanere sempre competitivi. L’Atalanta del Papu, Ilicic, Duvan, Muriel ha fatto 98 gol in campionato, con una qualità realizzativa e anche spettacolare. Questa è una squadra che potenzialmente, proprio perché si è rinnovata, può diventare la più forte, con altre caratteristiche, se saprà ancora migliorarsi. Credo che l’Atalanta abbia comunque la possibilità di diventare ancora più forte”.
Atalanta favorita o meno: “Conta sempre poco, se guardiamo ai risultati delle ultime settimane arriviamo con grande entusiasmo, la Juventus ha fatto un girone d’andata straordinaria e ora è sotto le aspettative, posso dire che affronteremo una squadra molto forte”.
L’assenza di Scamacca: “Ogni partita è diversa, non ci illudiamo che possa essere simile a quella con la Roma, ogni gara va interpretata tatticamente, l’assenza di Gianluca ci costringe a trovare altre soluzioni. Sono molto dispiaciuto per lui, privato di una finale, in cui dovrebbero essere in campo i migliori, non toglierli: bisognerebbe pensare di adeguarsi all’Europa, con le ammonizioni che almeno nelle semifinali si azzerano. Nel conto di una stagione ci sta arrivare carichi di diffide e un piccolo giallo può causare una squalifica. Ci costringerà a trovare una soluzione diversa: con la Juventus è comunque un altro tipo di partita. Io spero che noi sapremo arrivare con lo stesso spirito con cui siamo arrivati alla Roma, alla qualificazione col Marsiglia. Con lo spirito di poter vincere la partita”.
Il momento che vive la città di Bergamo: “C’è fibrillazione, l’Atalanta catalizza tutti i pensieri, sarà così per tutta la settimana, con la Coppa Italia, il campionato a cui mancano ancora tre punti per la Champions, poi Dublino. È fantastico, ma Bergamo è una città che sta vivendo qualcosa di fortissimo, che vale come una coppa, anzi, è più forte, il rapporto con la squadra. Ma faremo di tutto per portarla a casa”.
I tanti impegni e il modo in cui hanno dato forza alla squadra: “Paradossalmente quando si gioca tanto il rischio sono gli infortuni, per il resto se c’è il gruppo sano il giocare tanto permette di bruciare le tappe, fare esperienze, abbiamo stabilito in campo ogni volta delle cose che ci siamo portati dietro in questo campionato. Ciò ci ha permesso di crescere e valorizzarci, non immaginavo potessimo raggiungere questo traguardo. I ragazzi sono applicati in un modo incredibile tutti, l’uno con l’altro. Alcune fasi sono state difficili, in campionato abbiamo perso qualche punto, ma non era facile mantenere la stessa attenzione. La squadra a me ha dato una grandissima soddisfazione. Sul piano tattico, fisico e della mentalità”.
Le due partite contro la Juventus in campionato, entrambe pareggiate: “Le finali e le partite da dentro o fuori sono sicuramente diverse da quelle in campionato, ci sono margini psicologici, serve attenzione agli episodi. E poi può fare la differenza la fiducia, l’energia positiva che ti porta a tirare cinque centimetri più fuori o più dentro, la rifinitura giusta, il tiro giusto”.
Il modello costruito da Gasperini e dall’Atalanta: “Non è replicabile, noi abbiamo dato fiducia e speranza alle società di primissima fascia che magari non hanno introiti numerici così alti come possono avere tante squadre. Questo è stato il segreto: credere nelle idee. Solo così si può essere competitivi, ogni anno bisogna reinventarsi, trovare risorse. Andare in Champions è stato un grande vantaggio, come la capacità di vendere a cifre importanti. C’è anche la necessità di sbagliare poco, perché se no diventa più difficile per la nostra società recuperare. Ma l’Atalanta in questo ha margini. Ha una squadra giovane: Carnesecchi, Ruggeri e Scalvini vengono dal settore giovanile, Ederson, Koopmeiners hanno raggiunto valorizzazioni incredibili, anche gli attaccanti stanno dando valore in più alla squadra. Se siamo arrivati lì significa che nel calcio anche chi non ha certi numeri è giusto che sogni”.
Vincere un trofeo cambia qualcosa? “Questo è soggettivo. Non è che che vinco la coppa sono bravo, se non sono bravo no. L’amore che ricevo a Crotone, a Genova e a Bergamo vale di più. Io credo che nella vita ognuno debba pensare a superare sé stesso. Tutti quanti abbiamo dei nostri limiti: saperli superare vuol dire essere vincenti. Nella vita non ci sono 3-4 vincenti: ognuno vince le proprie battaglie, per fortuna e questo è il vero movente che spinge tutto. Anche nelle categorie inferiori magari c’è gente che non compete per vincere, ma non per questo non è vincente”.
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