Colpi, strappi e letture offensive: l’Atalanta chiede maggior continuità a De Ketelaere
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Imprevedibilità, rompere il copione, dare lo strappo alla partita. Si tratta di una caratteristica che all’Atalanta non si può dire che manchi, anche al netto della cessione di Teun Koopmeiners. D’altronde Lazar Samardzic, giocatore comunque diverso, è un sostituto più che all’altezza, in prospettiva ma anche per il presente, come ha dimostrato la serata di Bologna con il suo gol. Anche lo stesso Lookman ha dimostrato a più riprese la sua capacità anche nei momenti difficili di trovare la giocata risolutoria.
Dopo Dublino però le attenzioni delle difese sul nigeriano sono inevitabilmente raddopiate: anche per questo motivo la Dea di oggi ha estremo bisogno che il serbo entri al più presto nel sistema di Gasperini, ma ha altrettanto bisogno di chi il sistema lo consce già riesca a trovare la continuità nelle giocate che gli è spesso mancata. Riferimento puramente voluto a Charles De Ketelaere, che al Dall’Ara non è entrato nel tabellino, ma ha fatto la giocata più importante andando a causare l’espulsione di Lucumì che ha ribaltato la partita. E il resto è storia.
Il numero 17 non viene quasi mai menzionato quando si parla di ‘insostituibili’, ma numeri alla mano è il quinto giocatore della rosa per minuti spesi in campo in tutte le competizioni, dietro a De Roon, Djimsiti (che non sono mai usciti dal campo), Ederson e Ruggeri. Anche con l’attenuante del mercato aperto, degli arrivi tardivi e del caso Lookman, non si può dire che non sia un dato significativo.
L’unica occasione in cui non è stato schierato dal primo minuto è stata la serata sciagurata di San Siro, in cui ha disputato solo l’ultima decina di minuti in quello che è stato più che altro un cameo. In tutte le altre sfide è stato inserito nei primi undici, incidendo finora con un gol e un assist nella stessa partita, il 3-2 contro la Fiorentina. Ma di fatto anche la giocata di Bologna, che non è finita nel referto, è stata risolutrice come la combo gol-assist sull’1-2 in casa contro i Viola, che ha generato la vittoria.
Se si esclude la partita di Como, derubricabile a incidente di percorso – anche se dopo San Siro sarebbe già il secondo, ma questo è un altro discorso – il classe 2001, riscattato in estate per 22 milioni di euro dal Milan, è stato tra i giocatori più continui nel primo mese e mezzo di stagione, con prestazioni sempre al di sopra della sufficienza, specialmente grazie a ciò che sa fare meglio di tutti: accendere la luce.
In fondo Charles è questo: un giocatore che a volte non si vede, che si perde nelle pieghe della partita, ma che poi all’improvviso riesce ad entrarci con pochi tocchi, ricevendo palla nella posizione per poter puntare l’uomo (capita spesso sull’out di destra), oppure al limite dell’area con le imbucate in verticale per gli inserimenti dei compagni, che siano gli esterni o colleghi d’attacco. Lo dicono le statistiche: quest’anno, ma anche lo scorso, è tra i migliori attaccanti d’Europa se si parla di passaggi progressivi.
Ciò di cui ha bisogno l’Atalanta è che tutto questo sia garantito con continuità. Che non significa finire sul tabellino, ma essere più spesso dentro al gioco, riuscire a balzare nella partita con più frequenza. Perché all’Atalanta di oggi i colpi di CdK servono come il pane e l’ex Brugge, al secondo anno a Bergamo, è chiamato alla conferma. Che è sempre la cosa più difficile, soprattutto dopo 14 gol e 11 assist.
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