29 Gennaio 2025

Marten de Roon, bergamasco vero: “Pel de pöia, questo premio racconta dell’uomo che sono”

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Bergamo. “Ero molto concentrato sul discorso, credo che altrimenti sarebbe arrivata qualche lacrima”. L’emozione si legge negli occhi di Marten de Roon, pochi minuti dopo aver ricevuto la Benemerenza Civica dal Comune di Bergamo. È il terzo giocatore dell’Atalanta a riceverla, dopo il Papu Gomez e Glenn Strömberg. L’ennesima testimonianza, forse la più forte di tutte, che, come sostenuto dalla sindaca Elena Carnevali nel suo discorso di apertura della cerimonia, è proprio vero che “si può diventare bergamaschi e chi lo diventa si porta dentro questa appartenenza per sempre”.

Ora più che mai, Marten è a tutti gli effetti “l’ambasciatore dello sport bergamasco nel mondo”. Arrivato nell’estate nel 2015, dopo una stagione al Middlesbrough e tornato nel 2017: è diventato un punto di riferimento in campo e fuori, è primatista assoluto di presenze in Serie A con, superando Bellini e Angeleri, 2° assoluto all time del club per gettoni, dietro soltanto a Bellini. La Benemerenza è stata assegnata “per il suo straordinario impegno come capitano dell’Atalanta”, ma soprattutto “per il profondo attaccamento dimostrato negli anni verso Bergamo e la sua gente”. De Roon d’altronde “rappresenta un simbolo di passione e orgoglio per la nostra città che non manca di elogiare in ogni occasione, sia in Italia che all’estero”.

“Puoi essere il giocatore più forte, ma se fuori campo non sei umile…” evidenzia il diretto interessato, “ho la ‘pel de poia’: non sono uno a cui piacciono i premi individuali, ma questo dice tanto dell’uomo che sono”. E dell’uomo che è riconosciuto dai tifosi, che lo hanno accolto in Piazza Vecchia con uno striscione: “Marten De Roon bergamasco vero”. “L’affetto che mi avete dato sin dal primo secondo è molto speciale, mi sento veramente a casa e questo messaggio mi ha fatto emozionare tantissimo, è un momento che non mi dimenticherò mai, spero di vivere tanti anni insieme a voi”.

Presente al suo fianco anche il suo mentore Gian Piero Gasperini, che non è voluto mancare: “Il mister è speciale, non solo per me, per tutti i calciatori: io vedo la mia carriera era normale, poi da quando ho iniziato a lavorare con lui sono diventato più forte. Abbiamo raggiunto risultati incredibili. Siamo anche riusciti a portare una coppa a Bergamo, qualcosa che 10 anni fa non era neanche pensabile”.

 

 

Il discorso di De Roon dal palco

“Dieci anni fa sono arrivato qui dall’Olanda pensando di fare una bella esperienza, non sapevo l’italiano, conoscevo nessuno e nessuno conosceva me. Il giorno dopo il mio arrivo, in ritiro, i miei compagni mi hanno detto ‘vieni con noi’, mi hanno portato in un ristorante. Di fronte a me è arrivato un ragazzo tutto sudato, in canottiera, pantaloncini e zoccoli, che mi prende la faccia tra le sue mani enormi e mi bacia in bocca, mezz’ora dopo mi mettono in un cestello dell’autoscala e mi fanno attraversare a 7-8 metri d’altezza un piazzale con 10mila persone. In quei momenti posso assicurarvi che mi sono chiesto ‘ma dove sono finito?’. 10 anni dopo sono ancora qui, felice, con la mia famiglia. La città che era sconosciuta è diventata casa nostra, due delle mie tre figlie sono nate qui. Stasera voglio ringraziare la gente di questa città, l’amore e l’affetto che sento ogni giorno, il supporto nei momenti belli e brutti, grazie all’Atalanta e ai Percassi, al mister che è stato decisivo per la mia carriera, che ha ispirato noi calciatori a fare cose impensabili, grazie ai miei compagni. Il calcio qui ha un significato più grande: la Dea fa incontrare le persone, le fa sognare, dà speranza, è parte della vita. Sono orgoglioso di poter rappresentare questa società, con la mentalità dei bergamaschi si può fare tutto e nella buona e nella cattiva sorte il ‘mola mia’ torni sempre. Conlcudo con le stesse parole che ho pronunciato 10 anni fa alla Festa della Dea: “Pota scech, forza Atalanta, forza Bergamo”.

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