Gli 80 anni di Franco Tentorio: “Con Bergamo una storia d’amore lunga una vita”
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Bergamo. Ha compiuto 80 anni il 5 gennaio, di cui 49 spesi in Consiglio Comunale. Senza contare quelli della militanza politica da giovanissimo e l’impegno che tutt’ora continua, pur senza una tessera di partito in tasca. Non servono grandi presentazioni quando si parla di Franco Tentorio. Basta il suo cognome, è sufficiente ripeterlo, per raccontare una stagione della politica, quella che non solo che ha visto lui protagonista a Palazzo Frizzoni, ma anche un’intera epoca, quella del centrodestra che con lui, Tremaglia, Amadeo, Mancinelli, Carnazzi, Gallone e molti altri hanno segnato, politicamente, un pezzo importante della vita cittadina. Di quel periodo molto è rimasto, non solo nei ricordi del politico, ma anche dell’uomo che fa della memoria politica del periodo il suo testamento più importante. E anche se l’impegno non è più concreto, nella misura della presenza costante, Tentorio, di fatto, le fila della città, a suo modo, le ha comunque continuate a tenere, forte di un’esperienza e di una riconoscibilità che non ha eguali. Basta infatti riavvolgere il nastro di un anno e pensare alla candidatura per le amministrative del capoluogo di Andrea Pezzotta, assessore proprio del suo mandato oltre che carissimo amico per capire chi ha diretto l’operazione, quale la mano che ha tirato le fila.
In molti, quando lo incontrano per strada, lo chiamano ancora “sindaco”, in molti gli riconoscono i meriti di una stagione in cui il centrodestra ha davvero segnato Bergamo, in molti vedono in lui, incarnati, i modi corretti e lo stile di fare politica, tratti che oggi non appartengono a tutti. Relazioni bipartisan, pur coltivate su fronti differenti e con posizioni totalmente opposte, che sono rimaste vive grazie a quel rispetto capace di andare oltre le bandiere politiche. Per fare un esempio, per intenderci, è sufficiente citare la volontà, diventata fatto, dell’allora sindaco Gori di conferirgli la cittadinanza onoraria, ancora in bella vista nel suo ufficio. Un riconoscimento di cui è orgoglioso e va fiero, proprio perché non era scontato, come racconta.
E oggi, all’alba degli 80 anni, festeggiati con la sua famiglia, l’adorata moglie e i due figli, Tentorio tira le fila, e il bilancio non può che essere positivo. “Sono grato alla vita per quanto mi è stato donato, perché ho avuto molto, perché sono un fortunato. Anche io ho vissuto di alti e bassi, come tutti, ma nel complesso non posso che raccontarmi felice. Ho avuto una vita stupendamente normale. Ancora follemente innamorato della mia Bergamo per la quale mi sono speso, per la quale mi sono impegnato, ho lottato e battagliato, impegnandomi sempre a fare tutto quanto fosse nelle mie possibilità per cercare di fare il bene della città. Per la quale ho anche detto no a candidature che mi avrebbero portato a ricoprire ruolo nazionali. Sono legatissimo alla mia terra. Non la cambierei con nessun altra. Ringrazio il buon Dio che mi ha fatto nascere qui”.
Tentorio e la politica
“Ho iniziato a coltivare questa passione quando ero molto giovane, mi sono iscritto prima al Fronte della Gioventù Nazionale a 18 anni e poi al partito – racconta Tentorio -. Nelle prime elezioni, io avevo 22 anni, e mi hanno candidato, mi hanno messo fra i capolista, perché Tremaglia mi voleva molto bene, e sono stato subito eletto. In totale ho fatto 49 anni di Consiglio Comunale. Mi hanno chiesto molte volte perché non 50, e io ho sempre risposto perché li vendono 5 alla volta. È stata un’esperienza veramente importante per la mia vita, direi molto bella, sia perché nel partito mi sono sempre trovato molto bene, sia perché i colleghi erano anche amici. Quindi prima Tremaglia, Carnazzi, Mancinelli, Amadeo, Fabrizi, Gallone e Buzanca, poi le nuove generazioni quando sono diventato vice sindaco e poi sindaco. Ho fatto una prima ondata di anni all’opposizione, 39 su 49, 5 da vice sindaco e 5 da primo cittadino.
L’esperienza da sindaco è stata la più bella della mia vita, anche perché ho avuto una Giunta straordinaria e molto fedele: non siamo mai andati sotto in Consiglio Comunale, anche perché io sono abbastanza diplomatico e rispettoso anche delle richieste che arrivavano dal fronte opposto, pronto a dire di sì laddove era possibile. Un momento veramente bello, anche perché non condizionata da nessun potere forte. E, rispetto a questo, devo anche dire che nessuno tra industriali, sindacati o curia ci hanno provato. Motivo d’orgoglio, per esempio, è che per 5 anni non abbiamo mai aumentato le imposte e, quindi, non abbiamo avuto un giorno di sciopero. Io illustravo il Bilancio anche dei sindacati prima dell’approvazione, sottolineavo che era un documento che, ogni anno, portava una grande attenzione al comparto dei Servizi Sociali, dove ho avuto un grande assessore, Callioni. Dove tutti i soldi disponibili venivano investiti per esigenze vere della comunità bergamasca, con l’occhio sempre rivolto alla fascia più debole della popolazione. Perché Bergamo è una città non povera, ma ha delle povertà”.
La gente la chiama ancora sindaco quando la incontra, è vero? “Sì, è così. Mi succede anche allo stadio, e poi mi abbracciano forte. Un’emozione grande, ancora oggi, che mi gratifica. L’emozione è ancora forte. Tanti signori mi baciano, specie quelli anziani, ma nessuno di loro mi presenta sua nipote (ride ndr)”.
I miei ricordi politici sono legati anche a grandi amici come Tremaglia, Amadeo e Fabrizi. Con Mirko un rapporto strettissimo. Lui tutte le domeniche voleva uscire a cena e spesso io e mia moglie uscivamo con loro, ma non sempre avevamo voglia. E l’unico modo che avevamo per evitarlo, non dovevamo rispondere al telefono, altrimenti non era possibile dirgli di no. Oggi mi manca molto, ma è anche vero che ho un ottimo rapporto con i suoi figli, Andrea e Arrigo che, oltre ad essere due bravissimi ragazzi, ha tutte le carte in regola per avere una carriera politica importante. Anche se non sono ancora a livello del papà”.
Gli aneddoti di Tentorio sugli anni del Consiglio Comunale si sprecano: “Per anni siamo stati all’opposizione e devo dire anche segregati. Eravamo totalmente esclusi da qualunque lavoro, persino dalle commissioni. Come? Facendo ostruzionismo. Ogni volta che veniva discussa una delibera, e noi in consiglio eravamo in quattro, ciascuno di noi faceva un intervento. Così il consiglio, che cominciava alle nove di sera, finiva alle tre di notte. Una sera, proprio per la lungaggine, fu sospeso e riconvocato due giorni dopo. Noi ci eravamo preparati, presentandoci con tanto di panini, Coca Cola e altro da mangiare e da bere. E abbiamo ricominciato a intervenire. A un certo punto si avvicinò Baruffi e mi chiese cosa volevano in cambio, pur di smetterla. io risposi che volevamo una nomina in almeno una commissione, una qualsiasi. Mi rifilò quella elettorale, per poi scoprire che avrei dovuto firmare tutte le liste degli elettori della città. Stavamo parlando di 110.000 nomi. Mi ricordo ancora che mi misi qui in ufficio, sommerso di carte, a firmare, facendomi aiutare da tutte le mie impiegate. Non proprio un grande risultato, ecco”.
Poi i tempi sono cambiati: “Sì, il centrodestra a livello nazionale si è affermato. Erano i tempi di Berlusconi e Veneziani si candidò. Vincendo, mi volle come vice. Ho fatto 5 anni bellissimi con lui, con Veneziani, con Puppi, con Marabini. Sono stati gli anni dei massimi investimenti di allora, arrivando ad investire 75 milioni di euro, una cifra veramente notevole. Alla tornata successiva vinse Roberto Bruni, una persona indubbiamente di grandi capacità, un grande professionista e un bravo politico. Cinque anni dopo la mia coalizione mi chiede di candidarmi: accetto e vinciamo al primo turno. Un bel successo, peccato che sia stato l’ultimo del centrodestra. Un mandato molto gratificante. Abbiamo lavorato tanto ma con il grosso vincolo, enorme, del patto di stabilità. Avevano a disposizione 100 milioni di euro ma tutti bloccati a Roma. Oggi l’amministrazione si lamenta se tagliano 500mila euro, mi viene da ridere. Oggi il Comune di Bergamo ha a disposizione i fondi del Pnrr: una situazione completamente opposta da quella che abbiamo vissuto noi.
Terminati i cinque anni, mi chiedono di ricandidarmi e accetto di nuovo la sfida, anche se la situazione politica era decisamente cambiata. Non c’era più Silvio Berlusconi ai vertici, a cui io devo molto della mia vittoria. E c’era Renzi. Che è venuto qui a Bergamo, ha fatto un comizio in piazza per lanciare un candidato forte, Giorgio Gori. Siamo arrivati al ballottaggio e ho perso. Così mi sono fatto altri cinque anni di consiglio comunale in opposizione, non mancando mai ad una seduta, né ad una commissione. Del resto mi ero preso un impegno e andava mantenuto. La spinta di Berlusconi e del suo partito, ai tempi fortemente radicato sul territorio e quindi anche in città, fu decisiva per noi e venne piano piano meno negli anni successivi. E devo dire anche in queste ultime amministrative l’assenza si è fatta sentire”.
“E dopo mia moglie ho un altro grande amore. Si chiama Giorgia. E’ famosa (ride ndr). Una passione enorme: la stimo moltissimo. Nessuno aveva ottenuto una vittoria larga come la sua. Lunga vita a lei e al partito. L’Italia aveva bisogno di una leader così, di una donne forte e capace. Lei è una passione, al pari della mia famiglia e del mio lavoro”.
Tentorio e la candidatura di Pezzotta, la vittoria di Carnevali e Gori in Europa
“Ci avevo creduto, molto, nella candidatura di un grande professionista, di una persona perbene, di un civico senza tessera di partito come Andrea Pezzotta. eppure non ce l’abbiamo fatta, e il risultato è stato lo stesso ottenuto con Stucchi. Una brutta sorpresa. Quando io fui eletto, il centrodestra godeva di una forza a Bergamo che non ha più ritrovato. E’ vero che oggi al Governo ci siamo noi, e che la Premier è di Fratelli d’Italia, ma la presa nazionale non è quella locale. Il partito di Meloni, che io stimo moltissimo e alla quale auguro lunga vita politicamente parlando, a Bergamo manca ancora di organizzazione e radicamento. Come penso anche che la vittoria di Elena Carnevali sia anche il frutto dell’onda del successo di Giorgio Gori. Ecco, per esempio, il trionfo dell’ex sindaco in Europa è stato per me una grande sorpresa. Non era tra le primissime posizioni di lista, non è mai stato legato all’area Schlein, è molto conosciuto a Bergamo ma fuori non molto, tanto è vero che alle Regionali ha perso. Nonostante questo, Gori è stato bravo a coltivarsi rapporti fuori dalla città e a sfruttare la sua notorietà, tanto da prendere tantissime preferenze. E devo dire che con me è stato un signore: pur stando dalla parte opposta, mi ha dato la benemerenza civica. Una scelta non proprio scontata, che non tutti avrebbero fatto”.
Tentorio e la famiglia
“Con mia moglie Angela, quest’anno abbiamo festeggiato 48 anni di matrimonio, più 13 di frequentazione”. E galeotto fu il mare di Alassio: “Io avevo 19 anni, ero in spiaggia all’Alassio perché i miei si erano spostati da Riccione alla Liguria. Stavo facendo la settimana enigmistica, stavo andavo benissimo e non avevo bisogno di nessuno. Si avvicina una ragazza e mi dice: “Vuoi che ti aiuti? Io mi sono girato, l’ho guardato, le ho risposto di sì e lì è finita la mia libertà. Lei, negli anni, poi, dirà che mi aveva avvicinato per una sua amica. Sono andato sette volte ad Alassia in bicicletta solo per vederla e quando arrivavo in spiaggia, vestito da ciclista apposta per dimostrarle che avevo fatto tutti quei chilometri in sella per amore, lei, di tutta risposta, si nascondeva in cabina dalla vergogna”.
La famiglia è e resta un punto fermo della vita di Tentorio: “Senza l’appoggio della mia famiglia, senza l’amore, non avrei potuto fare nulla. Angela mi ha sempre sostenuto, mi è sempre stata vicina, anche e soprattutto nella mia lunga avventura politica. E lo stesso hanno fatto i miei figli, Ottorino e Francesca. Sono stato molto fortunato: la vita mi ha regalato affetti incredibili. E se ho fatto quello che ho fatto, e, soprattutto, se l’ho fatto bene, o almeno così credo, lo devo anche a loro”.
Tentorio e lo sport: la passione per l’Atalanta, la bicicletta e la corsa
“Lo sport mi è sempre molto piaciuto. Ho giocato a tennis, ho sciato e ho fatto atletica. Sono arrivato secondo nel campionato italiano di corsa campestre con la Libertas Magrini Bergamo e ho vinto il campionato bergamasco dei 1200 metri studenteschi. La mia grande passione è sempre stata la bicicletta, tanto da scalare tutte le montagne bergamasche e ho fatto lo Stelvio, il Gavia Mont Ventoux Alpe d’Huez e molto altro. E poi c’è il calcio. Giocavo da mediano o terzino e il mio capitano era Carlo Salvion. Allo stadio ho cominciato ad andarci tardi Perché mia mamma era contraria: mio papà era dirigente, ma non percepiva nemmeno un soldo. Era un impegno volontario e a lei questa cosa non andava giù, la considerava una perdita di tempo. La svolta fu grazie ad un professore di matematica, all’età di 15 anni. C’è da dire che a scuola sono sempre stato una secchia: ho saltato la quinta elementare per fare direttamente le medie dove mi hanno premiato tra i migliori 20 alunni di tutta Italia. Mi sono laureato in quattro anni in Bocconi, lavorando, con 110 lode. Sta di fatto che questo professore un giorno mi dice: “Tentorio, se vai bene nel prossimo esperimento ti porto a vedere l’Atalanta”. E io che ero bravo, ho superato il test e lui ha mantenuto la promessa.
Siamo andati a vedere Atalanta-Catania, finita 2-1. Da lì mamma si è convinta e ho continuato ad andare allo stadio. La prima partita da sposato che ho visto, invece, essendo mia moglie sampdoriana è stata Atalanta-Sampdoria: primo tempo con la Dea sotto di due gol. A quel punto, chiamo a casa e dico ad Angela di regalarmi la soddisfazione di vedere un gol dei nerazzurri. Il risultato finale? Atalanta 3, Sampdoria 2. Direi una telefonata provvidenziale. L’Atalanta di oggi è fenomenale. I miei giocatori preferiti di sempre sono Doni, Moro, Doldi e Domenghini, mentre di oggi è De Ketelaere. Mio papà, da direttore tecnico, ha scoperto e comprato Jenson, andando apposta in Svezia a vederlo. Lo voleva a tutti i costi, anche se per i tempi costava tanto, volevano 35 milioni di lire. E Turani, l’allora presidente era molto incerto. Mio papà gli disse che se non lo avesse comprato, lo avrebbe fatto lui, di tasca sua. Mia mamma si è sempre chiesta con quali soldi (ride ndr). Poi finì che lo convinse”. E Gasperini? “Gasperini mi piace moltissimo, è un grande allenatore che, insieme ad una società che ha saputo fare il suo dovere, ha veramente cambiato il calcio a Bergamo”.
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