“Il caso Olmo, lo stadio nuovo, l’effetto Flick, Yamal e i giovani: ecco come sta il Barcellona”
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Barcellona (Spagna). Il Barcellona non è un club qualunque, anzi, è més que un club, come recita uno dei motti. Va oltre il campo e per spiegarlo, per capirlo, bisogna viverlo quotidianamente. Per questo abbiamo chiesto a Raffaele R. Riverso, corrispondente per Tuttosport che vive proprio nella città catalana, di raccontare i segreti di questo club. Dal caso Dani Olmo all’esplosione di Lamine Yamal, dal trasloco provvisorio all’approccio di Flick fino all’inserimento dei canterani. Tutto ciò che serve sapere sul prossimo avversario della Dea.
Che momento vive il Barcellona?
“Un gran bel momento, soprattutto dal punto di vista delle emozioni che sta suscitando tra i propri tifosi: sono davvero tutti molto entusiasti di questo ritorno al passato, in un certo senso una squadra molto più riconoscibile con quella mitica di Guardiola, di Luis Enrique, lo stesso Tito Vilanova, una squadra che comunque gioca a fare la partita, una squadra che non cerca scuse come era successo durante il periodo di Xavi, quindi da questo punto di vista è un gran bel momento”.
Come si spiega la differenza di passo tra campionato e coppe? In Champions soprattutto, ma anche in Supercoppa ha dominato, mentre nella Liga è a -7 dal Real Madrid.
“La differenza è dovuta soprattutto al fatto che il Barcellona si trova molto meglio a giocare contro squadre che approcciano la partita a viso aperto, che non piazzano l’autobus o il pullman davanti alla propria area, infatti contro il Getafe che è specialista in questo tipo di tattiche, è andata male e in campionato stanno perdendo punti proprio contro le piccole, perché anche la sconfitta che hanno avuto con l’Atlético Madrid è stata del tutto casuale: il Barcellona quella partita l’ha dominata”.
Le due vittorie larghissime nei Clasicos (4-0 e 5-2) sono “fumo negli occhi”?
Affatto, proprio per quello che spiegavo: in questo momento a livello di gioco Flick ha superato Ancelotti. Lo ha superato per intensità, lo ha superato per strategia, lo ha superato perché comunque il suo Barcellona quando ha di fronte un avversario che se la gioca a viso aperto è davvero complicato da fermare”.
Quali sono i pensieri su Flick e sul suo approccio?
“Sono tutti molto entusiasti sia per quello che fa in campo sia per come reagisce fuori, quando c’è qualche problema lo affronta, dice che c’è stato qualche problema e non fa come Xavi, appunto che cercava alibi: si è trovato una squadra giovane, una squadra con cui costruire qualcosa e quindi da questo punto di vista si è messo subito al lavoro e lo ha fatto”.
Come ha reagito l’ambiente al caos del tesseramento di Dani Olmo? Quali sono le tappe chiave di questa vicenda?
“Il presidente Laporta fa una scommessa più da imprenditore probabilmente che da presidente e decide di comprare il calciatore, anche se non è sicuro di poterlo tesserare. Una situazione ricorrente: da quando il Barça è stato preso dalla crisi economica, sta cercando di mantenersi ai più alti livelli e quindi deve prendere questo tipo di rischi. Grazie a degli infortuni è riuscito a tesserarlo, però solo fino a dicembre, quindi aveva bisogno anche ora a gennaio di poter giustificare, di potersi permettere il suo tesserino. Ricordiamo che si tratta del fair play finanziario della Liga e non della UEFA a creare tutti questi problemi al Barça e quindi inizialmente Laporta pensava di poter avere la meglio dal punto di vista giudiziario, cioè che le sentenze gli avrebbero dato ragione, che i giudici gli avrebbero concesso le cosiddette misure cautelari in maniera da poter iscrivere Olmo senza problemi almeno fino a fine stagione. Questo non è avvenuto, o meglio, non è avvenuto entro la fine dell’anno, quindi il Barça ha dovuto accelerare quella che è stata la cessione dei palchi VIP del futuro Camp Nou. Nei primi giorni di gennaio però è arrivata un’altra sentenza, l’ultima, nella quale si è deciso proprio di accettare e di concedere le misure cautelari al Barça su questo fronte. Quindi per i prossimi mesi, fino a inizio marzo, Olmo potrà giocare con il Barcellona. Prima di allora ci sarà comunque una risoluzione definitiva per capire se potrà giocare gli ultimi due mesi di stagione o no. Una situazione che ha creato maretta tra i soci, per quanto Laporta abbia voluto dire che il problema è a Madrid, nel senso di “stato centrale”, di “poteri occulti”, cercano di andare contro al Barça: in realtà non è così, questa volta è stato un eccesso di confidenza. Per sua fortuna alla fine gli è andata bene per i prossimi tre mesi, poi vedremo, ma l’opposizione è lì pronta e sicuramente ad aprile ne risentiremo parlare”.
La stagione di Lamine Yamal, Lewandowski e Raphinha come sta andando?
“Yamal dopo l’europeo ci aspettavamo tutti, che la sua evoluzione potesse essere ancora in crescendo, perché comunque stiamo parlando di un calciatore davvero speciale: i paragoni con Messi alla fine lasciano il tempo che trovano, anche perché stiamo parlando nel caso di Messi di uno dei calciatori più forti della storia, del pallone, però in questo senso Yamal sicuramente per l’età che ha sta facendo cose che Messi alla sua età non faceva, se vogliamo proprio farlo questo paragone: è il principale motivo di entusiasmo della Barcellona. Lewandowski e Raphinha invece erano reduci da una stagione completamente fallimentare, quella dell’anno scorso, infatti in molti li avrebbero venduti in estate, invece Flick anche da questo punto di vista è riuscito a fargli capire che avrebbero potuto essere importanti. E lo sono, lo sono sul serio, perché stanno facendo delle stagioni enormi: Lewandowski è il Pichichi della Liga con 16 gol, uno in più di Mbappé, e Raphinha è chiaramente il leader offensivo della squadra. Il gol che ha fatto contro il Benfica lo dimostra: c’era lui, tutta la squadra a difendere sul 4-4, lui è rimasto su proprio per far capire che se ce n’è uno che se la deve giocare uno contro uno all’ultimo minuto è lui: è assegnato. Da questo punto di vista sicuramente sono due scommesse che Flick ha vinto”.
Tra difesa e centrocampo ci sono pochi nomi “grossi” come in attacco: quali sono le più grandi sorprese finora?
“Qualche nome grosso c’è, se pensi ai Pedri, ai Gavi e a Frenkie de Jong. Certo, l’anno scorso c’è stato l’infortunio di Gavi, Pedri non ha giocato al massimo perché era stanco e Frenkie de Jong ormai qui viene considerata la stregua di un ex calciatore. Probabilmente la sorpresa più grossa è stata quella di Marc Casadò, classe 2003: a centrocampo è una vera e propria rivelazione, ad alcuni ricorda l’irruzione di Sergio Busquets ai tempi di Pep Guardiola. Sta giocando davvero molto bene, sta facendo la differenza in molti match. Per quanto riguarda la difesa chiaramente oltre a Balde c’è da sottolineare senza dubbio Cubarsì, che è del 2007, ma ormai potrebbe essere tranquillamente ribattezzato come il nuovo Kaiser blaugrana. Gioca sempre e gioca sempre bene, in difesa ogni errore è messo sotto la lente di ingrandimento, quindi che un giocatore così giovane stia affrontando le partite con questa “falsa esperienza”, con questo tipo di sicurezza è stato davvero molto sorprendente”.
Il ritorno di tantissimi canterani in rosa ha aiutato a ritrovare quel senso di appartenenza storico verso il club, considerando anche il momento difficile?
“Soprattutto Casadò e Cubarsì hanno proprio accentuato questo senso di appartenenza storica del club, appartenenza storica dei tifosi verso il club grazie ai canterani. Prima di Marc Casadò sicuramente c’era stato Marc Bernal, che quest’estate si è fatto male e poteva essere titolare”.
Che ambiente si troverà l’Atalanta al Montjuic? A che punto sono i lavori del Camp Nou?
“I lavori del Camp Nou sono ancora in un punto che non capiamo bene, probabilmente a primavera inoltrata si potrà tornare, certo erano state molto ottimistiche le previsioni che davano il Barcellona allo stadio già a dicembre, poi si era parlato di febbraio, mentre ora si valuta l’inaugurazione per il Clàsico di ritorno in Liga. Certo, sarebbe stato diverso anche per l’Atalanta: l’ambiente a Montjuic è vero che sta migliorando settimana dopo settimana, lo stadio è praticamente sempre pieno. Va anche detto che Laporta ha avuto delle divergenze con la Grada Animaciòn, il gruppo di tifoseria organizzata che lanciava i cori, perché non hanno pagato ancora delle multe che sono state comminate al Barça per alcuni insulti arrivati proprio da lì. E il Barça da questo punto di vista è categorico: le multe le paga chi le provoca, siccome non le hanno pagato li hanno tolti dallo stadio. Quindi da questo punto di vista non c’è una parte che organizza il resto, non è uno stadio caldissimo come avrebbe potuto essere invece il Camp Nou”.
Essere già qualificati pesa o pensi che avendo comunque un secondo posto da mantenere spingeranno comunque per vincere?
“Il Barcellona giocherà per vincere: è sempre stato così, quindi pensare che il Barca giochi con il freno a mano tirato è difficile. Certo, è anche possibile che a un certo punto della partita Flick decida di dare un po’ di riposo ai propri calciatori, ma anche in passato quando è successo è la stessa cosa, cioè che il Barca era già qualificato per la fase successiva della Champions League, le seconde linee hanno giocato come le prime, se non meglio. Quindi anche in caso di turnover l’Atalanta si troverà davanti una squadra che giocherà per vincere e lo farà in maniera molto decisa. Non ho dubbi: sarà partita vera”.
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