Lo strano percorso di Federico Magallanes: da meteora all’Atalanta a comparsa nel Real Madrid campione d’Europa
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Atalanta contro Real Madrid. Basta semplicemente accostare i nomi delle due squadre e sono subito brividi. Domani sera (martedì 10 dicembre) al Gewiss Stadium andrà in scena una delle sfide più prestigiose nella storia del club nerazzurro.
Si gioca per la sesta giornata della fase campionato della Champions League, con una situazione di classifica difficilmente pronosticabile soltanto una manciata di mesi fa: da un lato la Dea, in piena corsa per la qualificazione agli ottavi di finale con 11 punti in classifica, dall’altro un Real insolitamente attardato, che di punti ne ha solamente 6. In altre parole, il mondo letteralmente capovolto nel contesto di due squadre che nel corso della loro storia hanno sempre rappresentato due realtà distante anni luce l’una dall’altra. Due poli opposti senza apparenti punti di contatto. Anche se, in realtà, uno ce n’è stato eccome.
Per capire a chi ci stiamo riferendo tocca riavvolgere il nastro alla metà degli anni novanta: nell’estate del 1996 l’Atalanta preleva dagli uruguaiani del Peñarol un attaccante che non ha ancora compiuto vent’anni. Il suo nome è Federico Magallanes. L’attaccante nativo di Montevideo che approda in nerazzurro è un giovane di buone speranze nonostante in patria la sua media realizzativa è poco più che discreta, ma tanto basta per convincere gli uomini di mercato della Dea che quello sia il cavallo giusto sul quale puntare in vista dell’ormai imminente inizio di stagione.
Buoni propositi che, però, vengono puntualmente smentiti. Nella Città dei Mille, Magallanes gioca poco e, a conti fatti, segna ancora di meno. Nei suoi due anni con la maglia dell’Atalanta – che riesce ad evitare la retrocessione in B – gioca appena 25 partite segnando la miseria di 3 gol. Uno dei quali, decisivo, col Verona.
Morale della favola, l’estate del 1998 è già quella dei saluti. Senza evidenti rimpianti. Magallanes, tuttavia, è gestito dal potente procuratore uruguaiano Paco Casal e l’influente agente dell’attaccante del Montevideo riesce nell’operazione più inaspettata che ci sia: dopo 3 goal in due anni e una Serie B sfiorata, Magallanes passa al Real Madrid. Incredibile, sì. Ma tutto vero.
Dopo un biennio senza gioie con la Dea, per il classe 1976 – che di anni ne ha 22 – si concretizza la possibilità di vestire la maglia del club più prestigioso che ci sia e che, solamente una manciata di mesi prima, ha conquistato la Champions League. Il più classico dei trasferimenti random – come si suol dire oggi – che coglie tutti di sorpresa. A partire dallo stesso Guus Hiddink, che di quel Real Madrid è l’allenatore.
Il tecnico olandese, senza nemmeno girarci troppo intorno, di Magallanes non sa letteralmente nulla, non avendolo mai visto giocare e come confermerà negli anni a venire. Lo manda in campo, per onor di firma, in un’amichevole estiva contro l’Herclues e saranno proprio quelli i primi e ultimi fotogrammi del ‘Pelusa’ – soprannome dovuto alla sua folta chioma – con la maglia del Real.
Passano infatti poche settimane e per Federico è di nuovo tempo di fare le valigie. A puntare su di lui è un’altra spagnola, il Racing Santander, il quale a sua volta lo rispedirà in Italia dando vita ad un continuo andirivieni sull’asse Italia-Spagna. Vestirà infatti le maglie di Torino, Venezia, Siviglia e Eibar, oltre alle parentesi in patria con i Defensor Sporting e in patria col Digione.
Collezionerà anche 26 presenze e 5 goal con la maglia della Nazionale, senza però lasciare segni tangibili. Di lui, però, una cosa la si potrà dire. Ossia che in un periodo storico in cui Atalanta e Real Madrid rappresentavano tra loro due mondi radicalmente opposti, lui in un certo senso ha rappresentato l’unico punto di contatto.
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