19 Gennaio 2025

Le emozioni degli 8mila atalantini allo stadio: a Dublino è festa, anche con la coppa tra le mani

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Dublino (Irlanda). La vittoria dell’appartenenza, la vittoria delle proprie radici. “Siamo bergamaschi e non conosciamo confine” non è semplicemente un ritornello frequente di uno dei cori storici che ad ogni partita si alza dalla Curva Nord arrivando a tutto il pubblico, ma è un modo di vivere. L’Atalanta quest’anno in Europa lo ha dimostrato una volta di più.

A Dublino erano presenti in 8mila, arrivati via cielo in ogni modo, dai charter ai voli diretti fino agli scali e alle triangolazioni più creative che potessero essere concepite. Seppur in minoranza, considerando che da Leverkusen e dintorni erano arrivati in circa 12mila con biglietto e molti altri probabilmente senza, ma non se n’è accorto nessuno, almeno in termini di acustica.

Novanta minuti a cantare orgogliosi, con le sciarpe in alto, i propri vessilli esposti sulle balaustre. Due aste, striscioni, bandiere, e poi tanta voce, tantissima carica trasmessa alla squadra. Erano distribuiti su tre settori, all’angolo della curva sud. Hanno iniziato a farsi sentire con i primi cori ancora prima che le squadre entrassero in campo, hanno concluso solo dopo aver festeggiato con la coppa tra le mani.

Sì, esattamente così, con la coppa tra le mani. A portarla è stato Christian Raimondi, ma anche altri si sono buttati per il bagno di folla finale. Il doppio cordone di steward ha prevenuto una possibile invasione. Se avesse potuto, questo è certo, il popolo atalantino avrebbe portato a casa qualunque cosa di ciò che era in campo: pezzi di rete, bandierine, zolle d’erba.

 

 

Perché sono i primi a sapere che questo successo ha il sapore dell’impresa. Perché è vero che la Dea staziona ormai già da anni ai vertici del calcio italiano, ma ci si ricorda della Serie B, anche della Serie C per alcuni. Oggi essere sul tetto d’Europa è motivo di ulteriore, enorme orgoglio.

“Siam bergamaschi e non conosciam confine…”

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