19 Gennaio 2025

Contratto scaduto, Palomino non è più dell’Atalanta: un addio nel silenzio

Contratto scaduto, Palomino non è più dell’Atalanta: un addio nel silenzio

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Dalla sera del 22 maggio, il primo post che trovate aprendo i profili X e Instagram dell’Atalanta è la foto celebrativa con la scritta Champions e tutti i giocatori, insieme a Gasperini, ritratti intorno alla coppa dell’Europa League. Ci sono tutti coloro che quel giorno facevano parte della prima squadra, lista Uefa o no. Compreso quindi José Palomino. Un mese prima il mister aveva chiaramente detto che il numero 6 era “fuori rosa da tempo”: a Dublino, comunque, non c’era. O, quantomeno, se c’era non si è fatto vedere e non lo ha fatto sapere a nessuno.

Dall’1 luglio 2024, il difensore argentino ufficialmente non fa più parte della Dea. La sua storia si chiude con la scadenza del contratto e con un addio amaro e silenzioso che non fa onore a quella che è stata la storia d’amore durata 7 anni, 5 dei quali vissuti da protagonista, titolare, perno della difesa di Gasperini. Magari meno in vista di altri come Toloi, De Roon o Djimsiti, ma importantissimo, quasi imprescindibile per l’ascesa nerazzurra fino alla Champions League. 225 presenze: un dato che vale più di tante parole.

Appena due anni fa, proprio di questi tempi, Palomino veniva votato dai tifosi come miglior giocatore della stagione 2021/22. Poi lo scoppio del caso doping, risolto a novembre dopo tre mesi e mezzo lontano dai campi: lo striscione dei tifosi “hombre vertical”, il ritorno da titolare con l’Inter, la pausa per il Mondiale, il girone di ritorno con diversi problemi fisici. L’estate 2023 sembrava quella che segnava la fine del rapporto: l’Atalanta lo ha messo sul mercato, Cagliari e Salernitana si sono interessate (anche a gennaio), ma l’argentino ha preferito restare a Bergamo e provare a giocarsi le sue chance, al netto di continue noie muscolari.

 

 

Per José è stata una scelta di calcio, ma soprattutto una scelta di vita: il suo legame con la città è ormai radicato, tanto da aver anche aperto alcune attività lavorative – il bar Nazionale in centro, per dirne una – oltre che rapporti personali. La doccia fredda dell’esclusione dalla lista Uefa arrivata a inizio febbraio ha segnato probabilmente l’inizio della fine. Da quel momento in poi il classe 1990 non ha mai giocato nemmeno un minuto: l’ultima apparizione il 27 gennaio a Bergamo contro l’Udinese nel finale a partita finita, per una decina di minuti, praticamente un quarto dei 42 totali raccolti in 6 presenze.

L’ultima panchina il 3 aprile a Firenze in semifinale di Coppa Italia, poi le esclusioni per scelta tecnica. Il 27 aprile Gasperini ha messo in chiaro la situazione: Palomino è fuori rosa “e questo è un peccato, perché avrebbe avuto la possibilità di essere utile a questa squadra, dove ha giocato tanti anni, anche se col contratto in scadenza”.

Da quel momento di fatto è “uscito” dal mondo Atalanta, anche sui social. Sul bus scoperto in giro per Bergamo non c’era, anche se i compagni lo hanno comunque ricordato con alcuni cori, trainati dai veterani (soprattutto Hateboer). Dimostrazione di un legame comunque forte: nel futuro il 34enne vorrebbe restare in orbita lombarda, qualora andasse avanti in club di alto profilo, proprio per non lasciare Bergamo.

Per ora il futuro comunque è ancora un grande interrogativo. La certezza è che dall’1 luglio il suo rapporto con la Dea è terminato anche formalmente, dopo 7 anni: nel 2017 era stato pagato quasi 5 milioni al Ludogorets. Pescato in Bulgaria, diventato un simbolo dell’Atalanta da Champions. E questo non lo cambierà neanche un addio nel silenzio.

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